Questo padiglione un po’ distanziato dagli altri, era in origine sede dei pazienti “criminali”: ospitava una ottantina di malati internati a seguito di azioni criminali, era circondato da un muro e le finestre erano provviste di inferriate più strette rispetto a quelle degli altri padiglioni. Ciononostante, nella notte del 14 luglio 1912, poco prima delle due, le sentinelle e i guardiani furono destati dal rumore e dalle grida dei ricoverati che saltavano sui loro letti.

Capitanati dai famigerati pregiudicati Rivoltella e un certo Demorizzi detto il martellatore di Nizza, i  pazzi che si erano gettati contro le porte tentando di scardinarle, mentre dal lato opposto i guardiani cercavano inutilmente  di rappacificarli. Tre  infermieri vennero catturati ed un quarto, Ambrogio Milone,  fu preso in ostaggio e trascinato con loro sul tetto.
Il poveretto nonostante la paura cercava in ogni modo di calmare gli animi. Alle tre giunse un’autopompa dei pompieri per tentare  di ridurre i pazzi all’impotenza con forti getti d’acqua; ma il direttore, dottor Marro, ritenne di non aggravare la situazione.

Ad un certo punto uno dei ribelli presentò le richieste: minore clausura, un po’ d’aria, allontanamento di alcuni guardiani e immunità per tutti. Inoltre richiese l’intervento del Prefetto, del consigliere provinciale e del procuratore del Re, che furono tempestivamente contattati nel bel mezzo della notte e vestitisi in fretta e furia si recarono nel manicomio. Nel cortile di fronte al padiglione, con il direttore e alcuni medici, c’erano già i pompieri, i carabinieri e altri infermieri e sorveglianti accorsi a seguito del gran trambusto. Nella mattinata, intanto, erano giunti sul posto i giornalisti e numerosi curiosi.

L’episodio, fortunatamente, si risolse in modo positivo nell’arco della giornata, ma i giornali riportarono la notizia per diversi giorni. Secondo le interviste, la motivazione alla base di questo improvviso episodio di violenza era la volontà di denunciare le pessime condizioni di vita del reparto. Tuttavia, nello specifico caso del reparto criminale di Collegno, è anche vero che il servizio di vigilanza era gestito sia da infermieri che da guardie carcerarie, né bisogna trascurare che il personale potesse sentirsi messo a dura prova da quei ricoverati ancor più che dagli altri, visto il frequente sospetto di simulazione utilizzato da molti criminali per sfuggire al carcere ben più duro.

A seguito di questo episodio, il comune di Collegno chiese ed ottenne una stazione di carabinieri che venne sistemata nell’ex abitazione del custode del manicomio.Con la chiusura definitiva dell’OP, avvenuta nel 1996, il padiglione fu praticamente abbandonato fino al 2004, quando venne occupato da un gruppo di persone di orientamento anarchico che ripulirono l’area e denominarono la struttura “Mezcal Squat”.

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Ultimo aggiornamento: 20/05/2024, 11:58

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