Le api appartengono al gruppo zoologico degli insetti, ordine imenotteri, il cui ruolo principale all’interno dell’ecosistema è l’impollinazione dei fiori, detta entomofila. Si stima che le api si occupino dell’impollinazione di circa il 70% delle specie vegetali. Risulta essere quindi molto importante la tutela di questi insetti per mantenere la biodiversità, anche in contesto urbano.
Il Comune di Collegno si impegna a tutelare la presenza di api in città e sensibilizzare i cittadini su tale tematica tramite l’apiario didattico, sito presso la Casa per l’ambiente in Strada della Varda.
Una delle cause principali della moria delle api è l’inquinamento ambientale, quale l’utilizzo di pesticidi, insetticidi e acaricidi durante la fase di fioritura.
Nell’Art 33 del “Regolamento comunale per la tutela ed il benessere degli animali” sono indicate le norme di comportamento da rispettare in ambito pubblico e privato.

Attenzione è facile confondere le api con vespe e/o calabroni. Nella guida allegata sono presenti alcuni accorgimenti per imparare a distinguere questi animali.

 

Morfologia

Il corpo dell’ape è formato da tre parti: la testa, il torace, l’addome ed è rivestito da uno strato protettivo, provvisto di setole e peli.

Testa

La testa è grossolanamente triangolare e agli angoli superiori si trovano due occhi composti di grosse dimensioni che donano all’insetto un angolo visuale quasi pari a 360°, vedendo male i dettagli degli oggetti, ma distinguendo bene le forme. L’ape riesce a percepire perfino alcuni colori invisibili all’occhio umano.
Le antenne sono di forma cilindrica, ripiegate a L, e sono ricoperte da migliaia di sensilli, necessari per le percezioni sensitive dell’insetto.
L’apparato boccale, si trova all’angolo inferiore della testa ed è costituito da: labbro superiore; due mandibole utilizzate per modellare la cera che fuoriesce dalle ghiandole mandibolari per la costruzione dei favi; due mascelle utilizzate per afferrare insetti avversari, difesa, masticare e aprire gli opercoli alla nascita; labbro inferiore formato di vari articoli tra cui la ligula, ovvero una specie di proboscide necessaria per la raccolta del nettare.

Torace

Il torace è formato da tre segmenti: prototorace, al quale si attaccano il primo paio di zampe; mesotorace, al quale sono attaccate il primo paio di ali e il secondo paio di zampe; metatorace, al quale sono attaccate il secondo paio di ali e il terzo paio di zampe.
Le zampe, costituite anch’esse da una serie di segmenti articolati e ricoperti di peli, servono sia per la deambulazione che per la raccolta del polline e per la pulizia del corpo da eventuali particelle estranee.
Le ali sono membranose e costituite da due sottili lamine, sovrapposte e ravvicinate e di forma ‘subtriangolare’. La loro particolare attaccatura permette durante il volo di vincere la resistenza dell’aria e aumentare la velocità. Allo stato di riposo sono poste orizzontalmente sopra l’addome, le posteriori più piccole delle anteriori.

Addome

L’addome è costituito morfologicamente da 10 segmenti, di cui l’ultimo, ad eccezione del fuco, è provvisto di pungiglione. Sui segmenti dell’addome sono presenti delle formazioni ovoidali corrispondenti alle ghiandole ceripare, tramite le quali le api operaie tra il decimo e diciottesimo giorno di vita producono la cera.
Il pungiglione è uno stiletto dentellato con i denti rivolti all’indietro, collegato all’apparato velenifero che secerne un liquido con proprietà antisettiche. Quando l’ape punge, la punta del pungiglione si conficca nei tessuti della vittima e rimane così attaccato, nello sforzo di ritirarlo, l’addome si strappa ed in breve tempo l’ape muore.

Vita sociale

Le api sono animali sociali, vivono in colonie chiamate alveari. L’apicoltore, in cambio dei loro prodotti, offre loro una casa, l’arnia. All’interno dell’arnia le api costruiscono i favi grazie alla produzione di cera, essi sono formati da centinaia di cellette esagonali e disposti in senso verticale paralleli l’uno all’altro, distando tra di loro giusto lo spazio per permettere il passaggio di due api. Servono per accogliere le uova della covata disposta nella parte centrale del favo ed il miele e il polline nelle zone superiori e laterali.

Una colonia di api è formata da api diverse per morfologia e funzione:


APE REGINA
 l’unica femmina fertile, si distingue dalle operaie per le dimensioni maggiori e più voluminose, la ligula più corta e il pungiglione liscio. Il suo compito è quello di deporre le uova. Può vivere fino a 4 o 5 anni.

FUCHI i maschi, più tozzi e con le ali maggiori rispetto le operaie, hanno la ligula molto corta (non possono raccogliere il nettare) e non possiedono il pungiglione. Il loro compito è quello di fecondare la regina. Vivono all’incirca una stagione.

API OPERAIE le femmine sterili. Nell’alveare ne possiamo contare qualche decina di migliaia. Hanno un corpo estremamente versatile, adatto a compiere tutti i lavori necessari nell’alveare. Vivono circa 40 giorni, sopravvivendo anche all’inverno.

La nascita di un ape

Da prima la regina controlla che la celletta sia pulita e adatta per ospitarvi un uovo. Quindi ne controlla le dimensioni, deponendo un uovo fecondato (originante una femmina) nelle celle di dimensioni normali e un uovo non fecondato (originante un maschio) nelle celle più grandi. Nel pieno della buona stagione essa può deporre fino a duemila uova in un giorno. Esse si schiudono dopo tre giorni e ne nascono piccole larve.
Le larve dell’ape operaia vengono nutrite per i primi tre giorni con la pappa reale e poi con polline e miele, mentre quelle della regina interamente con la pappa reale, secreta dalle ghiandole ipofaringee e mandibolari delle api nutrici. Le cellette delle larve vengono quindi sigillate dopo sei giorni con un tappo di cera detto opercolo, che verrà rotto con le mandibole dalle giovani api cresciute, dopo 21 giorni dalla deposizione dell’uovo.

Cosa producono le api?

La melata

Gli insetti, per procurarsi le sostanze loro necessarie, assorbono grandi quantità di linfa delle quali trattengono le sostanze azotate, rilasciando invece direttamente al tratto posteriore dell’intestino il liquido in eccesso contenente prevalentemente zuccheri ed escreto come melata. Questo rimane sulla superficie delle foglie e dei rami delle piante parassitizzate, dove vengono raccolte dalle api e da altri insetti quali vespe e formiche.
Le piante interessate alla produzione di melata, nelle nostre aree geografiche, sono principalmente conifere (abete bianco, abete rosso, pino, larice), ma anche piante decidue nettarifere (tiglio, salice, acero, castagno, robinia, alberi da frutto) e non nettarifere (quercia, faggio, pioppo).

Il miele

L’ape operaia sugge le soluzioni zuccherine (nettare e melata) raccogliendole nella borsa melaria, un rigonfiamento dell’intestino.
Rientrando all’alveare, il raccolto viene passato rapidamente di bocca in bocca da un’ape all’altra, provocandone la riduzione del contenuto di acqua per evaporazione. Inoltre durante questi passaggi il nettare si arricchisce di secrezioni ghiandolari dell’ape, i cui enzimi determinano una serie di trasformazioni chimiche a carico degli zuccheri.
Viene quindi deposto in una cella del favo, all’interno della quale prosegue il processo di evaporazione finché il tenore di acqua è sufficientemente basso da garantire la stabilità del miele (inferiore a 18 %), a questo punto la cella viene sigillata dalle api mediante un opercolo di cera.

La composizione del miele è notevolmente complessa: alcuni gruppi di sostanze sono sempre presenti, ma le loro proporzioni relative possono subire variazioni anche importanti in relazione alla composizione del nettare o della melata da cui il miele deriva, cioè alla sua origine botanica.

La composizione del miele, che comprende glucosio e fruttosio associati ad acidi organici, sali minerali, enzimi, aromi e tante altre sostanze, ne fa un alimento unico e del tutto particolare:

  • il miele è un alimento glucidico a elevato potere energetico (320 calorie/100 g), facilmente digeribile, offre dunque un immediato apporto energetico che lo rende un idoneo componente dell’alimentazione;
  • il potere dolcificante del miele è superiore a quello del normale zucchero da cucina, oltre ad essere ricco di sapori, profumi e aromi;
  • le virtù terapeutiche sono numerosissime: il miele agisce favorevolmente su vari disturbi dell’apparato respiratorio, circolatorio e digestivo, sul fegato, sulla dentizione dei bambini favorendo la fissazione del calcio, oltre a svolgere attività antibatterica e antibiotica.

GUIDA AL RICONOSCIMENTO DI INSETTI

Ultimo aggiornamento: 13/05/2024, 22:47

Quanto sono chiare le informazioni su questa pagina?

Grazie, il tuo parere ci aiuterà a migliorare il servizio!

Quali sono stati gli aspetti che hai preferito? 1/2

Dove hai incontrato le maggiori difficoltà?1/2

Vuoi aggiungere altri dettagli? 2/2

Inserire massimo 200 caratteri