Il 21, 22 e 23 luglio del 1942, gli Alpini della Divisione Tridentina partono per la campagna di Russia, che si rivelerà una delle più grandi tragedie militari della Storia italiana. Il 21 luglio 1942 con i gradi di sottotenente anche Nuto Revelli, ufficiale alpino e partigiano, cuneese di nascita, con la tradotta della 46ª Compagnia del Battaglione Tiràno, 5° Reggimento Alpini della Divisione Tridentina parte per il fronte russoproprio dalla stazione di Collegno.
«Alla vigilia della partenza, un numero inverosimile di grosse casse raggiunse a Collegno la stazione di caricamento. Contenevano ramponi, piccozze, corde per roccia, funicelle da valanga ed altre diavolerie, insomma tutta la vecchia attrezzatura dei reparti alpini» (La guerra dei poveri, Nuto Revelli).
Nel luogo della partenza oggi è apposta una targa che ricorda questo avvenimento sul piazzale dedicato alle Divisioni Alpine. Ogni gennaio, in memoria della battaglia di Nikolajewka del 26 gennaio 1943 quando gli Alpini si aprirono la strada per tornare a casa, l'Amministrazione comunale di Collegno e la locale sezione dell'ANA ricordano gli Alpini partiti e mai più tornati dalla Russia.
Queste le parole con cui Nuto Revelli ne "La guerra dei poveri" racconta quella partenza da Collegno:
«21 luglio 1942. Una strana partenza, dimenticata, quando ormai la luce azzurrina dell’oscuramento svaniva nell’aria chiara e fredda dell’alba. La tradotta sembrava addormentata. Soltanto a tratti, dai vagoni di fondo, giungeva il nervoso tambureggiare degli zoccoli dei muli. Solo, nella carrozza ufficiali, avevo guardato i campi, le cose che prendevano forma. Ero corso indietro con i ricordi, alle partenze rumorose dei legionari per la guerra d’Africa, per L’Albania. Feste, discorsi di chi partiva, di chi restava. I discorsi più belli erano degli imboscati. Di quelle partenze mi era rimasto negli occhi un legionario d’Africa che, sulla tradotta, piangeva e i suoi compagni ridevano e gli offrivano da bere, ma lui piangeva. Allora vincevamo e partire era più facile. All’improvviso, un canto. Lo sento ancora il canto della 46, lamentoso come un pianto nel primo rotolio della tradotta: “Bandiera nera, è lutto degli alpini che vanno alla guerra, la migliore gioventù va sotto terra”».